Storia di Pik

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Pik è precipitato dall’Africa in Italia portando addosso il costume del Kenya e come unico bagaglio la sua storia, racchiusa negli splendidi occhi, fieri e interrogativi.

All’aeroporto si aspettava di incontrare la mamma che non vedeva da alcuni anni, ma viaggiava con documenti falsi, accompagnato da un corriere della droga. Per giorni ci siamo spiati, poi – a distanza – le prime comunicazioni a gesti, in seguito qualche parola nel mio povero inglese scolastico. Infine libri di favole, di animali e di scoperte hanno costituito la base del nostro legame. Pik portava sul nostro tavolo di gioco un foglio bianco per le “spiegazioni”, mi sollecitava a disegnare per capire meglio, per imparare, lui bambino di sei anni, la mia lingua.

E ce l’ha fatta, in poco tempo e superbamente… perfino a leggere e a scrivere. Ma la cosa più importante è che attraverso i disegni, la storia degli animali e le scoperte era possibile parlare dei suoi sentimenti: il desiderio della famiglia, la nostalgia della sua terra, la rabbia verso chi lo aveva tradito, ma anche la speranza e la fiducia di essere aiutato.

La sua storia si dipanava attraverso i disegni che in parte mi “dettava” e si entusiasmava se le immagini erano fedeli ai suoi ricordi.

Il riavvicinamento con la madre rendeva più vivi i ricordi, ma intanto emergeva la difficoltà nel suo rapporto con lei: forse la separazione forzata per un difficile svezzamento, forse l’essere lasciato dalla nonna e ritrovarsi in terra straniera completamente solo. Un giorno gli nasce una piccola storia. Tenerissima. Mi prega di scriverla.

Voglio condividere con i lettori questa storia, così come Pik me l’ha dettata. Un invito a capire le difficoltà del crescere, è una richiesta ai papà di aiutare i bambini a staccarsi dalla mamma e spingerli a mangiare “una nuova pappa”, perché è “così che si fa”, perché solo così si cresce.

C’era una volta una mamma mucca e un papà. Il contadino ha messo tanto fieno per la mamma per farle fare tanto latte e per far crescere il bambino. Il fieno dentro la pancia diventa morbido morbido, poi bianco.
La mamma gli ha dato tanto latte e così il vitellino cresciò cresciò cresciò.
Il papà gli ha detto “Vieni da me” e il vitellino gli ha detto: “No, perché voglio stare con la mamma”.
“Allora stai un po’ e poi vieni da me che anch’io voglio consolarti, piccolo mio!”.

Il papà però era geloso perché il vitellino ciucia tanto latte e gli ha detto: “Adesso sei grande, eh! Puoi mangiare anche un po’ di erba e non solo ciuciare”.
Il vitellino andò a mangiare l’erba e così fa finita. Così non ci pensa più di mangiare il latte. Il vitellino era triste e poi camminò camminò, mangiò l’erba e cresciò.
Tornò dal papà che gli disse: “Così si fa!”.

Mariuccia Poroli, Varese