Ogni nascita è sacra

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La buona nascita

Nascere bene, nascere dolce, partorire senza violenza, nascita naturale, nascita normale, parto umanizzato, indisturbato e anche nonviolento: come districarsi in queste definizioni? Come orientarsi?

E come se non bastasse: parto in acqua, in casa, in casa maternità, lotus birth, parto in acqua nel grande ospedale, parto in clinica, parto gentile…

E come capire cosa è meglio se non lo si è mai fatto? È come comperare un vestito senza poterlo provare prima. È proprio così e non è per nulla facile.

Ma il parto è uno solo: il proprio!

Allora è bene partire dalla gravidanza, dal qui e ora dell’inizio e decidere con calma da chi e come ci si vuole fare accompagnare e sostenere.

Chi offre la relazione di cura nel parto deve accogliere la donna nella sua interezza, il corpo certamente, ma anche le emozioni e la spiritualità.

È solo attraverso la totale apertura emotiva e la motivazione trascendente al dare la vita che la donna può partorire.

Quando questo non viene considerato, o addirittura negato, diventa più facile iniettare ossitocina sintetica in vena o… aprire la pancia col bisturi.

La donna e il percorso fisico: il corpo

La gravidanza è un tempo fisico che si sviluppa e si consuma molto lentamente: durante nove mesi il corpo femminile ha la capacità di trasformarsi per accogliere, contenere, far crescere e poi lasciar andare.

Il corpo ha un sapere genetico familiare e un sapere biologico specie-specifico.

L’eredità che ci appartiene fin dal nostro concepimento è il patrimonio genetico maschile e femminile, quello che ci scorre nel sangue e che deriva dalle nostre madri, dai nostri padri e dalle nostre antenate, unico per ognuno di noi.

Esiste, ed è riconosciuta anche dalle recenti ricerche sul microbioma, una memoria genetica “familiare” delle esperienze fondamentali, come quella del dare la vita. Le storie di nascita fino a tre generazioni precedenti sono nella memoria genetica individuale e, se tutto e avvenuto in pericolo o sicurezza, se gli esiti sono stati buoni o avversi, questo il corpo lo sa. Nella memoria somatica sono anche inscritte le forti sensazioni fisiche che abbiamo provato, corpicini nudi accanto al seno di nostra madre, nei primi giorni e nella prima culla.

Questo sapere personale e familiare viene in realtà a integrarsi con il sapere biologico, istintuale, la memoria mammifera arcaica.

L’istinto arcaico è funzionale alla sopravvivenza della specie umana. Possiamo definirlo anche “una memoria di gruppo” che sa attivare azioni istintive in modo complesso ma totalmente prevedibile. Esso appare come una guida nei primi sogni della gravidanza e sostiene azioni precise come nei primi mesi l’impulso a dormire di più e negli ultimi “la sindrome del nido”, un insieme di gesti, quali la pulizia accurata della casa, la preparazione dello spazio del bambino, andare dal parrucchiere… sentirsi pronte! Lo stesso istinto che si attiva in modo complesso ma totalmente prevedibile al momento del parto.

Come dice Erri De Luca in Il nome della madre, “partorire è fare con iI corpo”.

Il corpo femminile sa attivarsi grazie all’impulso di ormoni meravigliosi che guidano ogni trasformazione fino al momento del parto e molto oltre.

È attraverso di loro che la donna può accogliere l’embrione, attivare il sistema neuroendocrino e nutrire e dare vita all’ecosistema fetoplacentare accettando, senza rigettarlo, un corpo altro da sé.

Il pancione che cresce avvicina giorno dopo giorno la donna a Madre natura e alle sue leggi, regalandole risorse e strumenti per divenire madre.

Ma come usare questi nuovi strumenti? Qui ogni donna gioca la sua parte, integrando la parte “mammifera” nella sfera della consapevolezza e della accettazione, con la gioia adulta di esserci in prima persona.

L’energia che servirà per mettere al mondo il bambino cresce nei mesi dell’attesa se riconosciuta, ascoltata e rispettata.

La donna e il percorso psichico: le emozioni

Ogni cambiamento del corpo richiede la volontà della psiche di attivarsi per creare una situazione di salute e di adattamento.

La psiche lavora per la ricerca di benessere, sicurezza e stabilità per la nuova famiglia che cresce e per il piccolo che deve arrivare.

I nuovi bisogni affettivi sono percepiti chiari e necessari e pur, nei chiaroscuri del femminile, sono la base di una nuova forza intuitiva che può guidare le scelte personali.

Allora partorire non è solo “fare con il corpo”, ma anche “sentire con il corpo”.

La madre è invasa da emozioni che si muovono con una velocità e una intensità profonda e nuova, emozioni che talvolta la spiazzano sia per la loro lucidità che per le sfumature ambivalenti. Il mondo emotivo è facilmente accessibile alla donna stessa, attraverso meccanismi quali la regressione, l’identificazione col bambino, una certa disinibizione; è come un mare, fecondo e aperto, da attraversare e navigare per scoprire nuove terre.

Ci sono le emozioni, quelle antiche e infantili di quando si giocava alle bambole, che possono riaffiorare impreviste attraverso un’immagine o una connessione, ma c’è anche un forte senso di consapevolezza di fronte a emozioni primarie del “qui e ora” che accompagnano il trascorrere della giornata: senso di sicurezza o di paura, di benessere o di disgusto, di simpatia o antipatia.

Le parole “emozione” e “motivazione” hanno la stessa radice: movimento, cambiamento, spinta propulsiva.

Corpo e psiche hanno nove mesi per sintonizzarsi e arrivare insieme al momento del parto, pronti all’incredibile lavoro del lasciar andare per accogliere e nutrire il bambino.

La psiche è guidata dalla soddisfazione unica e profonda di avere una parte nella creazione, compito femminile e materno che origina da una spinta interiore; per diventare azione reale concreta occorre però permettere l’entrata in gioco di altre forze sinergiche.

Il futuro padre può fare da contenitore, da specchio per i cambiamenti della donna; anche lui è invaso dalla novità che lo induce a confrontarsi, talvolta in modo inconsapevole, con il modello di padre che ha dentro di sé e con il padre che vorrebbe essere. Ma anche la sia compagna che sta diventando mamma e che a tratti fa fatica a riconoscere.

Sarà solo dandosi tempo e ascolto che la nuova coppia genitoriale riuscirà a costruire un paradigma esclusivo del diventare futuri genitori insieme.

“Ogni nascita è sacra. Penso che un’ostetrica debba essere religiosa perché l’energia con cui ha quotidianamente a che fare è sacra. Per comprendere le leggi di questa energia, bisogna amare e rispettare la nascita per la sua magnificenza e nello stesso tempo studiare continuamente, con la precisione di uno scienziato”. (…) “L’ostetrica deve mantenersi in uno stato di grazia se vuole che il suo potere sia espresso e se vuole che il suo tocco sia forte. Deve costantemente sforzarsi di essere appassionata, aperta e chiara nella sua visione. Amore, compassione e visione spirituale sono i più importanti strumenti del suo lavoro. Ma se vuole, è sempre libera di lasciarlo”.

Ina May Gaskin
Dalla prefazione del libro Spiritual Midwifery
Traduzione di Marta Campiotti

L’articolo è tratto dal libro “L’armonia della nascita. Diventare mamma con rispetto e amore”, di Marta Campiotti, Bompiani Editore.