A oltre un secolo dalla prima esperienza romana, il metodo scolastico ideato da Maria Montessori continua a macinare consensi, in particolare all’estero. Con numeri da capogiro, che parlano di migliaia di istituti in tutto il mondo, ed ex studenti illustri come i reali inglesi e i tanti Montessori boys dell’internet 2.0 – da Larry Page e Sergei Brin di Google, al papà di Amazon Jeff Bezos, fino al fondatore di Wikipedia Jimmy Wales. Ma anche conferme dal mondo della scienza. L’ultima da un team di ricercatori della University of Virginia e della University of Hartford, che in uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, che ha analizzato l’efficacia dei programmi Montessori indirizzati ai bambini della scuola materna, concludendo che il metodo funzionerebbe come un grandeequalizzatore, capace cioè di migliorare le performance scolastiche dei bambini provenienti da famiglie povere e situazioni svantaggiate.
La ricerca – spiegano i suoi autori – è la prima a indagare l’efficacia del metodo con uno studio longitudinale: un’osservazione che monitora i risultati scolastici dei bambini lungo un’ampia finestra temporale.
E la scelta dei programmi prescolari (cioè precedenti alle elementari) non è casuale: in questi anni – ricordano i ricercatori americani – il cervello dei bambini attraversa cambiamenti fondamentali, che possono avere ripercussioni su tutto il resto della vita adulta. E proprio per questo motivo, il metodo Montessori, basato sull’indipendenza dei bambini, lo sviluppo della libertà di scelta e sul rispetto del normale sviluppo psicologico e sociale, potrebbe avere conseguenze importanti e permanenti, soprattutto per chi arriva da realtà familiari più difficili.
Lo studio ha coinvolto bambini iscritti a scuole che seguono il metodo Montessori e scuole che seguono un approccio tradizionale in Connecticut, confrontandone i risultati scolastici lungo un periodo di tre anni: dal terzo al sesto anno di età, quando i bambini frequentano la scuola materna. E i risultati dimostrerebbero una maggiore efficacia del metodo Montessori. “Nel nostro studio i bambini delle scuole Montessori hanno ottenuto risultati migliori di quelli delle scuole convenzionali”, spiega Angeline Lillard, della University of Virginia. “E oltre a migliori risultati accademici, i bambini delle scuole Montessori hanno mostrato anche un maggiore sviluppo in termini di comprensione sociale, perseveranza nello svolgimento di compiti impegnativi, e del coinvolgimento nelle attività scolastiche”.
Dai risultati emerge inoltre una grande efficacia nei confronti dei bambini provenienti da famiglie economicamente svantaggiate – che tradizionalmente hanno difficoltà a tenere il passo dei bambini provenienti da famiglie benestanti – e bambini con bassi punteggi nelle funzioni esecutive: una misura psicologica che indica la capacità di controllare il proprio comportamento nell’ottenimento di un determinato risultato, solitamente correlata ai risultati in ambito accademico.
A differenza di quanto si osserva normalmente, i bambini di questi due gruppi iscritti alle scuole Montessori hanno mostrato risultati paragonabili a quelli dei bambini provenienti da famiglie benestanti e con alte funzioni esecutive, sia guardando all’interno delle stesse scuole Montessori, sia misurandoli con quelli dei bambini delle scuole materne tradizionali.
Risultati piuttosto inequivocabili, anche se lo studio – ammettono gli stessi autori – presenta un’importante limitazione: non in grado di stabilire se i risultati osservati dipendono dall’efficacia del metodo sviluppato da Maria Montessori, o se siano dovuti invece alla capacità di questi istituti scolastici di attrarre insegnanti più capaci e motivati. Un dubbio che i ricercatori pensano di fugare nella prossima fase del loro studio.
L’articolo riportato è apparso su Wired il 20 ottobre 2017, con la firma di Simone Valesini.