Pubblicato nel 1909 “Educare alla Libertà” è il libro scritto da Maria Montessori riguardo i principi dell’educazione dei bambini, testo ancora basilare per la pedagogia infantile moderna. La spontaneità del bambino circa il mondo che lo circonda, le azioni che gli vengono naturali svolgere, la fiducia ed i talenti emergenti sono tutti aspetti essenziali per questa teoria, basata sulla libertà di esprimersi senza limiti e senza vincoli. La linea principale che traspare dal testo è l’autoregolazione proveniente dal bambino stesso: per sua natura egli è serio, disciplinato, amante dell’ordine, in grado di autoeducarsi e, messo a contatto spontaneamente con il mondo circostante, metterà in pratica queste qualità.
Dieci sono i principi che compongono questa teoria, primo tra tutti è quello volto all’indipendenza. Le piccole conquiste quotidiane rapportate alle capacità del bambino sono indispensabili, come imparare a camminare, correre o lavarsi da soli, in autonomia, senza l’aiuto del genitore alle spalle che, aiutandolo sempre, non educa il bambino, ma ottiene il risultato opposto.
Questo principio si collega al secondo, esprimente il fatto di non impedire ai bambini di svolgere determinate azioni perché troppo piccoli. Giudicare e scremare le attività a seconda dell’età è un’azione sbagliata. Ogni bambino è differente dagli altri, selezionare compiti in base ad un dato oggettivo ed impersonale come questo può rivelarsi deleterio, in quanto un bambino più sviluppato potrebbe ridursi ed eseguire compiti sottostimati per il suo livello di crescita e viceversa.
Proseguendo, altro punto cardine riguarda la precisione che sviluppa l’armonia del corpo. I bambini eseguono con maggior attenzione le azioni se sono condite con particolari oculati. Ad esempio, sono più invogliati a lavarsi le mani se poi hanno anche il compito di rimettere il sapone nel posto giusto, oppure presteranno più impegno a versare l’acqua se devono stare anche attenti a non toccare il bicchiere con il collo della bottiglia. Imparare ad agire con accuratezza e con uno scopo definito è un ottimo esercizio che permette al corpo di armonizzarsi nel controllo dei propri movimenti.
Tutte queste azioni, però, devono comunque essere svolte sotto la supervisione di un adulto, del cosiddetto educatore montessoriano, che agisce solamente quando la situazione richiede strettamente il suo intervento. Osservare molto e parlare poco sono le caratteristiche che distinguono questo principio. Non insegnare dall’alto, ma far notare in modo rispettoso l’errore e reindirizzare il bambino affinché capisca e si corregga da solo è un buon modo per accompagnare la sua messa in pratica.
Mai e poi mai forzare un bambino a svolgere attività contro la propria volontà, per forza. Ogni bambino cresce e apprende con il proprio ritmo e obbligare questo processo è un male che lede irreversibilmente la salute psicofisica del piccolo; questo è un altro dei principi montessoriani.
Continuando, si trova la natura e l’amore per quest’ultima, che cresce con l’abitudine ad essere immerso in essa. Correre in un prato in montagna al posto di essere preso in braccio perché lento, per un bambino, è un ottimo esercizio per accrescere il sentimento che lo lega alla natura e al mondo circostante. Se il piccolo rimane indietro a raccogliere un fiore, è l’adulto che si deve fermare ad aspettarlo, non è lui che deve accelerare le proprie attenzioni per seguire il grande. Questo argomento si ricollega anche ad un altro principio, che è quello di prendersi cura degli animali e delle piccole piante. Il bambino vive in funzione del giorno stesso, senza pensare al domani. Fagli capire che se nutre un animale o se annaffia un fiore permette di mantenerli in vita nel tempo, fa collegare e nascere nel piccolo il sentimento del tempo, della nascita che sboccerà con il giorno seguente.
Chiudendo questo argomento ed aprendone un altro, si può parlare di talenti. L’educatore deve essere in grado di sviluppare ciò che di positivo c’è nel bambino, i pregi e le capacità, in modo tale da lasciare sempre meno spazio ad i difetti. Altro comportamento da evitare è quello di parlare male di un bambino, che sia presente o meno, in quanto il piccolo emulerà ciò che vede e sente, finendo quindi col replicare questa malsana abitudine.
Per quanto interessa l’ambiente scolastico, poi, la scuola deve essere a misura dei più piccoli. Strutture e materiali devono essere pensati per lo sviluppo infantile. Oggetti da montare, incastrare, fogli da colorare e cartoncini da tagliare devono farla da padroni nelle strutture scolastiche. L’obiettivo principale è quello di portare il bambino all’autocorrezione dell’errore, capire quindi in autonomia se l’incastro di una costruzione è sbagliato, in modo tale da poter procedere da solo con l’incastro corretto.
Infine, principio che corona tutti gli altri, non è rivolto ai bambini, ma ai grandi. Il bambino è l’adulto di domani, le esperienze apprese in tenera età saranno la base per la sua crescita. Un bambino è un viaggiatore, che osserva e apprende dal mondo circostante e dalle persone con cui è a contatto ogni giorno. Il futuro è conservato in loro, sta ai genitori essere in grado di essere degli ottimi educatori, per loro e, per il mondo di domani.
Tratto da: Metodomontessori.it