Educare è difficile, un lavoro delicato e complesso che richiede non solo conoscenze tecniche, ma soprattutto attenzione, sensibilità, capacità creativa. Significa aiutare un figlio a sviluppare le sue potenzialità e a diventare indipendente. Vuol dire adoperarsi per far emergere la personalità del bambino.
Non c’è un manuale per la corretta educazione di un figlio. Non si può “impostare il programma” come si fa con un elettrodomestico e lasciarlo alla sua crescita naturale. Un bambino va seguito giorno per giorno, con attenzione continua e disponibilità al cambiamento.
A partire da questa constatazione Giuliana Mieli descrive le tappe della maturazione affettiva dell’individuo e propone una riflessione sull’origine di una disattenzione filosofica e scientifica che può avere conseguenze gravi per il futuro della nostra società.
La risposta ai bisogni affettivi di base è infatti una condizione biologica ineludibile per la sopravvivenza della specie: l’averlo trascurato si riflette non solo nella sofferenza psichica dilagante ma anche nelle difficoltà che sempre di più accompagnano la maternità.
La psicologia, attenta alla qualità affettiva dell’ambiente in cui nasce e cresce il bambino, può collaborare in modo diverso e originale ad assistere genitori, operatori sanitari, insegnanti non solo e non tanto per curare, ma soprattutto per diffondere l’affettività negata come valore da spendere per salvare e cambiare il mondo.
Qui di seguito trovate il video della serata: per chi vuole riascoltare di cosa abbiamo parlato ma, soprattutto, per tutti coloro che non hanno potuto essere presenti!