Il neonato, questo sconosciuto (parte seconda)

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Il legame attraverso il latte materno

Il neonato ha bisogno di poche, semplici attenzioni, riassumibili in due parole: latte e amore. Il segreto – scrive in Formazione dell’uomo, (p. 96) – sta tutto qui. E a p.94: L’allattamento è il legame che tiene ancora attaccato alla madre l’embrione spirituale ed è un fatto comune a tutte le culture.

Non a caso presso tutti i popoli del mondo, a nord come a sud, l’allattamento dura molto a lungo, in genere circa due anni, proprio la dura­ta del periodo in cui il bambino fa la conquista dell’ambiente. In que­sto stesso lasso di tempo periodo il bambino viene portato addosso dalla mamma (wearing the baby). La madre – africana, sudamericana o inuit – se lo porta a cavalcioni su un fianco o legato alla schiena con una stoffa o dentro a un cappuccio che è parte integrante del suo ve­stito. Dice a questo proposito Montessori: Il modo diverso che si usa per portare il bambino è una particolarità tra le più interessanti, messa in valore dagli studi etnologici… Nella maggior parte dei paesi il bam­bino accompagna la madre ovunque vada e madre e figlio sono come un corpo solo… Madre e figlio non sono che una sola persona. Così le madri compiono una seconda funzione naturale, una funzione di ordi­ne psichico. Esse sono inconsapevoli di compiere un atto necessario alla salvezza della specie. La madre non è una maestra del bambino, non lo invita a guardare e a imparare: è semplicemente per lui un mez­zo di trasporto.

Ma così facendo dà al figlio la possibilità di osservare e di assorbire l’am­biente che lo circonda da una posizione di sicurezza. Sostenuto dal corpo materno il bambino acquista la fiducia nel mondo.

Non solo: la madre africana, asiatica o sudamericana si mette a com­pleta disposizione del bambino con tutto il suo essere e il suo corpo è per lui il primo terreno di gioco e di apprendimento. Questo atteggia­mento di totale disponibilità, a volte poco comprensibile ad occhi oc­cidentali, è invece molto “montessoriano”. Ecco ancora le sue parole: Quando il bambino ci si rivolge col suo cuore e si fissa a chiedere nu­trimento all’anima nostra, dovremmo sempre essere pronti, come og­getti passivi, nel senso di non sottrarci mai per nostro egoismo alle ne­cessità del bambino, ma corrispondendo con tutte le intime attività per riflettere su di lui i raggi luminosi di cui ha bisogno la sua anima pura. Siamo disposti – dice ancora – ad attribuire a merito di quei costumi il carattere tranquillo di quei bambini, che non sono difficili e non pre­sentano problemi come i nostri.

Gli studi più recenti di etnopediatria non fanno che confermare queste intuizioni sostenendo che il modello ad alto contatto, tipico delle culture tradizionali di tutti i continenti, è quello più fisiologico e adatto al cuc­ciolo umano e che pratiche di maternage quali l’allattamento prolungato, il massaggio, portare il bambino in braccio (baby-carrying), dormire, insieme (cosleeping) presentano numerosi benefici per la salute e il benessere dei bambini, di tutti i bambini.

Le parole di Montessori acquistano un significato estremamente attuale quando afferma che in molti paesi i bambini non sono trattati così in contrasto con le esigenze della natura come dagli occidentali e che, riferendosi ai popoli extraeuropei, ognuno di questi ci sembra in fatto di allevamento infantile più intelligente di noi occidentali, con le nostre idee ultramoderne.

La saggezza di antichissime tradizioni

La visione del neonato di Montessori è molto vicina a quella tipica di tutti i popoli tradizionali del mondo in quanto è visione decisamente spirituale: definisce il neonato come uno “spirito che si è racchiuso ne carne, per venire a vivere nel mondo” e che il mondo non ha saputo accogliere e ricevere. Il sentimento verso il neonato dovrebbe essere di “venerazione per il mistero della creazione…” Quel corpicciuolo tenero e grazioso che adoriamo ricolmandolo di cure soltanto fisiche e che è quasi un giocattolo nelle nostre mani, assume un altro aspetto e incute riverenza. Anche Quintiliano, vissuto prima di Cristo, raccomandava: “Multa debetur puero reverentia” (Molto rispetto si deve al bambino).

Allora come accogliere il neonato in un modo che sia degno di lui, della sua vera essenza?

Occorre innanzitutto formare gli operatori e informare i genitori sull’accoglienza al neonato, spiegare loro ad esempio secondo Montessori, che quel bambino che si riceve con tanta emozione è un cumulo misterioso di energie. Non lo si deve guardare soltanto come un corpo fragile, si deve sentire invece la maestà del potere inconscio che riuscirà a trasformarlo in uomo… Il neonato umano deve essere aiutato soprattutto nello sviluppo delle sue potenzialità latenti… Egli non è solo un corpo da mantenere in vita e da curare nei bisogni della salute fisica. Egli è uomo potenzialmente. Lo è già alla nascita e prima della nascita. E se il suo corpo delicato commuove e fa tenerezza, l’altra parte sia, l’inconscio, che ancora non si manifesta, è quella che deve richiamare più alti sentimenti: sentimenti di fede in quello che ancora non c’è. È la psiche umana – e non solo un corpo vivente che deve richiamare le nostre cure. Il neonato, visto con questa orientazione, richiede cure più sapienti di quelle in uso per il solo corpo vegetante, cure ancora nuove e sconosciute che si potrebbero chiamare aiuto alla vita.

Dovremmo insomma guardare al neonato – secondo la concezione tipica di molte culture tradizionali africane o asiatiche – come a un es­sere che arriva da molto lontano, che giunge a noi con un suo passa­to, una sua storia e un messaggio da rivelarci. Non possiamo imporgli la nostra volontà, piuttosto metterci umilmente al suo ascolto per com­prenderne i bisogni e imparare da lui. In tal modo molte cose cambie­rebbero: capiremmo che il neonato ha bisogno innanzitutto della ma­dre, del suo corpo, del suo cibo; di intimità con lei, nel silenzio e nella penombra nelle prime ore dopo il parto, per poterla ritrovare dopo la separazione.

Ha bisogno di essere maneggiato con delicatezza, senza movimenti bruschi e di stare il più possibile nudo per poter strisciare e spostarsi, anche se lentissimamente. Gli occorre spazio per farlo, magari un ma­terassino basso a terra, per muoversi da sé e poter osservare il mon­do circostante. Ha bisogno di dormire accanto alla sua mamma o in uno spazio contenuto come quello di una cestina di vimini nei primi mesi di vita. Diamogli modo – e tempo –  di autoregolarsi, mangiando quando ha fame e per quanto tempo desidera, dormendo quando ha sonno, tro­vando i propri ritmi senza essere disturbato (né tantomeno drogato con sonniferi e tranquillanti).

L’equilibrio del sonno ad esempio sopraggiunge tanto più in fretta quan­to più sono stati rispettati i cicli di sonno dei primissimi giorni, delle pri­me settimane. È inutile imporre al bambino i nostri folli orari cittadini e addirittura deleterio svegliarlo quando dorme per dargli da mangiare, cambiarlo, fargli salutare un ospite o mettersi in viaggio! Nel bambino il sonno profondo si accompagna alla secrezione dell’ormone della crescita: ha quindi un ruolo molto importante nello sviluppo corporeo ma non solo. La fase di sonno REM ha una funzione nel processo di memorizzazione. Sembra infatti che una gran parte dei collegamenti neuronali si produca proprio durante questa fase del sonno. Mentre il bambino sogna, fissa nella sua memoria le acquisizioni e le scoperte effettuate durante il giorno.

Ora e subito, per il neonato

Ha anche bisogno di parole: è un essere affamato di linguaggio e lo assorbe molto prima di iniziare a parlare. Non è, come si crede, troppo piccolo per capire. A un neonato si può dire tutto.

Un neonato esige risposte immediate ai suoi bisogni fisiologici che non sono capricci. Non ha il senso del tempo: la madre che non risponde al suo richiamo per lui non esiste, non c’è più, è sparita per sempre e l’angoscia che questa sensazione provoca in lui può portarlo a chiudersi, a dormire in modo eccessivo, ma alla lunga diventare un pessimista che non ha fiducia negli altri e nel mondo perché l’ambiente non gli è stato favorevole, non gli ha dato quando chiedeva.

Il bisogno non soddisfatto al momento giusto si perpetua nel tempo, rimane come un debito da pagare per tutta la vita. Il bambino che non ha avuto risposta al bisogno quando questo era per lui necessità fisiologica, vitale, lo cercherà poi per il resto della sua esistenza. Diceva Lorenzo Braibanti: ll bambino viziato non è il bambino che è stato accontentato quand’era piccolo nei suoi bisogni fisiologici, ma quello che non ha avuto quanto la madre gli doveva dare.

Mi piace concludere queste mie riflessioni con le parole che Adele Costa Gnocchi soleva rivolgere alle sue allieve: Fatevi ambasciatrici del neonato, perché è di lì che bisogna cominciare per un mondo nuovo. Anche Wilhelm Reich sosteneva che la civiltà comincerà il giorno in cui la preoccupazione del benessere dei neonati avrà la meglio su qualsiasi altra considerazione. Oggi più che mai si pone dunque la necessità di ripartire dall’origine. – E ancora in Formazione dell’uomo Maria Montessori: Bisogna ricostruire una nuova educazione che cominci fin dalla nascita anzi fin dalla gestazione… Ricostruire l’educazione basandola sulle leggi della natura e non sui preconcetti e sui pregiudizi degli uomini.

A quando la traduzione nella pratica quotidiana di queste profetiche esortazioni?

A cura di Elena Balsamo, pediatra a Bologna

L’articolo è tratto dalla rivista “il quaderno Montessori”, autunno 2003.