Riportiamo una domanda di un genitore che ha a che fare con un bambino che “non rispetta le regole”.
Cosa devo fare con mio figlio che ha solo tre anni, non si ferma su niente e – di fatto – ci comanda a bacchetta?
Non creda di essere l’unico a trovarsi in un tale frangente. In una scuola Montessori ci comportiamo così, anche se a un adulto esterno alla famiglia le cose possono risultare più facili che a un genitore: ripartiamo dalle due L . Se un bambino è abituato a casa di sentirsi dire “sempre sì” e “fa come ti pare” per evitare conflitti, o trova solo adulti in ammirazione davanti a ogni sua richiesta, non sarà facile convincerlo che non può fare tutto quello che vuole. Eppure, imperterriti, glielo diciamo: “Questo non lo puoi fare”.
Un esempio: siamo a tavola. “Questo riso è uno schifo e non lo voglio”. “Va bene, vuol dire che non hai appetito”. Tolgo il piatto e non faccio altri commenti. “Allora vado a giocare”, “No, adesso resti seduto con gli altri bambini”. “E io non voglio!” “Mi spiace, ma questa è la regola: si aspettano gli altri bambini”. Tenta di alzarsi. Mi siedo accanto a lui e lo fermo, con un sorriso che vuole dirgli: Non ce l’ho con te, ma la regola è importante e vale per tutti senza eccezioni. Il bambino deve sentire il limite, sentire che l’adulto è più forte di lui, non con violenza, ma con fermezza, che quindi lo protegge, non lo abbandona a se stesso, a una confusa situazione di No e di Sì in cui è lui, piccolo e inesperto, a dover decidere. Poi parliamo con il genitore – non in presenza del bambino – per stabilire una strategia comune. Anche a casa fa così con il cibo? Meglio togliere il piatto che dargli in cambio altro cibo a sua richiesta. Deve sperimentare la conseguenza dei suoi No. Ce le faranno la mamma o la nonna, mettendosi d’accordo, a non dargli altro?
A un muro del genere, che però non lo punisce, non lo tratta male, il bambino resiste al massimo due o tre giorni. È l’inizio di una nuova persuasione: quando avanza richieste impossibili, non si ceda ai suoi ricatti e gli si dica “Non si può” senza discussioni né prediche. Un nuovo silenzio, un non ascolto, Tv o frigorifero resi inaccessibili, non poter uscire (restando con lui in casa, ma senza giocare né intrattenerlo), non promettendo, né minacciando, mettendolo di fronte a un comportamento nuovo degli adulti di casa. Questo possono essere altre strategie indirette che demoliscono le sue opposizioni, le sue ire, spesso determinate dalle indecisioni degli adulti, dall’assenza di quel minimo di regole che fa sentire il bambino al sicuro: il senso di camminare su un sentiero protetto, privo di personaggi minacciosi anche solo immaginati. Funziona, però la strategia va studiata con calma e mantenuta a lungo, senza alcuna intenzione punitiva. Ha bisogno di comprensione dei suoi veri bisogni e di limiti, non di castighi!