Pubblichiamo di seguito degli stralci di una lettera di Maria Montessori a una delle sue allieve più intime, Giuliana Sorge, in cui riflette sul metodo e la sua esattezza. Lo spunto nasce da un0operazione agli occhi a cui Montessori si sottopose in Olanda nel 1950, a più di ottant’anni.
“Ora, il punto principale del nostro metodo è l’esattezza. Quando proponiamo di toccare esattamente i contorni di un incastro geometrico, quando seguiamo col dito i contorni di una lettera smerigliata o presentiamo come camminare sul filo, quando determiniamo il silenzio con l’esatto controllo di tutti i movimenti, noi facciamo ciò che fa l’occhio sano: rilevare i contorni esatti, la particolarità delle cose. Questo è importante. Allora, a un tratto, è come se la coscienza vedesse: così comincia a concentrarsi. Così si interessa e continua ad esercitarsi con interesse crescente, con passione. E la persona infantile sente gioia, sente la gioia di vedere con l’anima.
Prima, non vedeva. La mente era come un occhio ricoperto da una cataratta ancora immatura. Quel vedere a impressioni vaghe era il principio della cecità. Cosa grave. Noi diamo proprio la vista (la coscienza) all’anima; il vedere corrisponde a rilevare esattamente i dettagli. E’ così. E’ inutile discutere sull’esattezza come principio di educazione nei bambini; c’è un fatto chiaro: o vedere o non vedere. Quando gli occhi vedono, possono vedere tutto, liberamente. Non c’è bisogno della guida, come per il cieco. Viene la libertà. E tutto comincia a svolgersi con interesse.
Tutto, allora, può trattenere, insegnare, dare l’intima soddisfazione nel vivere, nell’assorbire il mondo. E’ così che noi diamo il primo aiuto alla vita dell’anima, un aiuto essenziale. Questo per me adesso è chiarissimo.
Si era dimenticato di dare ai bambini l’esattezza. Non si capiva l’importanza di questo dettaglio che è il centro di tutto. E’ di là che vengono la gioia, l’attività, la laboriosità, il perfezionamento, la libertà.
Difficile spiegarlo, ma il confronto con l’occhio che vede bene soltanto quando rileva i contorni dettagliati e non vede quando è colpito solo da luminosità e immagini confuse, dà un’idea immediatamente chiara. Non è per rendere le persone esatte nell’agire consueto, legate ai dettagli invece che all’insieme; è per rendere la mente capace di distinguere, senza di che si resta ciechi, si cresce ciechi. Quando si trascurano quei dettagli di esattezza (che dettero nel principio [del nostro lavoro] un così brillante successo), viene un decadimento nei risultati della nostra educazione, anche se grandi idee ne adornano la teoria.
Bisogna riprendere quel primitivo procedimento, come base per vedere, non come legame all’attività dei vedenti. Non è schiavitù, (come alcuni nostri critici dicono) assumere quei movimenti precisi, ma è anzi stabilire la possibilità di essere liberi. E’ una cura: infatti vediamo le anime normalizzarsi, e allora esse proseguono con sicurezza.
Ora dobbiamo considerare l’esattezza come via che porta alla concentrazione (attiva)”.